Vai al contenuto Vai al footer
Dall’Italia allo Sri Lanka, pescatori di frodo a caccia dei cetrioli di mare
Home / News / Ultime notizie / Dall’Italia allo Sri Lanka, pescatori di frodo a caccia dei…

Dall’Italia allo Sri Lanka, pescatori di frodo a caccia dei cetrioli di mare

di Giacomo Talignani
Fonte

Diversi sequestri in Puglia. Ma anche in India, Messico, Giappone. Le “oloturie” sempre più richieste dal mercato cinese per le loro sedicenti proprietà afrodisiache. Ma pescandole si devastano gli equilibri del mare.

Che c’è di strano, verrebbe da chiedersi, se su un furgone in mezzo a tanta frutta e verdura sono nascosti anche secchi pieni di cetrioli? Molto, se quei cetrioli sono di mare. Perché anche in Italia, e lo dimostrano sempre più sequestri, la pesca di frodo sta contribuendo a decimare le popolazioni di oloturie, conosciuti come cetrioli di mare, chiamati in Sicilia “minchie di mare”, a causa di quella loro forma tipicamente fallica. Eppure le oloturie, echinodermi fondamentali per gli equilibri del mare, per preservare per esempio le barriere coralline e gli ecosistemi, sono oggi sempre più al centro di un mercato nero che da tutto il mondo li vede diretti illegalmente verso l’Asia, dove vengono cucinati e dove sono molto richiesti per le loro proprietà che i cinesi credono (ma non sono) afrodisiache.

Dallo Sri Lanka alle coste del Mediterraneo in tutto il mondo la sovrapesca e la pesca illegale dei cetrioli di mare sta diventando un business sempre più difficile da fermare. Grazie a una proroga recente del Mipaaf, per decreto in Italia c’è il divieto di pesca delle oloturie ovunque almeno sino al 31 dicembre 2021. Poi si vedrà. Eppure i pescatori di frodo continuano al momento anche da noi a saccheggiare i fondali per rivenderle sul mercato asiatico. Solo poche settimane fa, a metà marzo, gli uomini della capitaneria di porto di Brindisi hanno intercettato un furgone sospetto con targa greca. A bordo c’erano frutta e verdura e, nascosti fra i bancali, secchi bianchi pieni di oloturie ancora vive. Oltre 140 secchi diretti in Grecia e poi in Asia, per un totale di quasi tremila chili di cetrioli di mare pescati lungo le coste pugliesi.

Non è un caso isolato. Soltanto a rivedere le ultime cronache, si registrano casi a Taranto, dove a ottobre 2020 furono sequestrati 80 kg di oloturie pescate illegalmente, e più o meno lo stesso quantitativo è stato pescato anche a febbraio nel Palermitano da pescatori di frodo, e ancora a Porto Cesareo sono stati intercettati bracconieri che si erano impossessati di 140 kg di oloturie destinate al mercato cinese. Vale al sud come al nord, per esempio al confine con l’Istria, dove sono stati intercettati pescatori pronti a partire dopo aver caricato secchi con oltre 160 chili di cetrioli di mare.

A seconda delle specie e degli esemplari, sul mercato asiatico i cetrioli possono arrivare a valere 250 euro al chilo (ma anche molto di più) e nel sud est asiatico, ambiti per uso gastronomico e sedicenti proprietà afrodisiache, anche vista la loro particolare forma, questi animali sono sempre più richiesti. Il problema è che senza oloturie i fondali potrebbero anche rischiare il collasso, visto il loro ruolo fondamentale negli equilibri della vita oceanica: un ruolo legato soprattutto alle loro feci. Quelli espulsi dalle oloturie sono escrementi decisivi per esempio per aiutare le barriere coralline. I cetrioli divorano materia organica sui fondali, fra cui alghe, sabbia e organismi e quando rilasciano le feci disperdono carbonato di calcio, azoto, ammoniaca, e diversi fertilizzanti fondamentali per la vita nei fondali. I loro ruolo decisivo negli equilibri degli ecosistemi è stato dimostrato in più ricerche scientifiche e, come ha detto per esempio la biologa marina australiana Jane Williamson, che ha condotto studi sulle oloturie, “sono importanti perché girano i sedimenti, areandoli e rilasciando sostanze nutritive e cibo ad altri organismi sulle barriere coralline”.



Che c’è di strano, verrebbe da chiedersi, se su un furgone in mezzo a tanta frutta e verdura sono nascosti anche secchi pieni di cetrioli? Molto, se quei cetrioli sono di mare. Perché anche in Italia, e lo dimostrano sempre più sequestri, la pesca di frodo sta contribuendo a decimare le popolazioni di oloturie, conosciuti come cetrioli di mare, chiamati in Sicilia “minchie di mare”, a causa di quella loro forma tipicamente fallica. Eppure le oloturie, echinodermi fondamentali per gli equilibri del mare, per preservare per esempio le barriere coralline e gli ecosistemi, sono oggi sempre più al centro di un mercato nero che da tutto il mondo li vede diretti illegalmente verso l’Asia, dove vengono cucinati e dove sono molto richiesti per le loro proprietà che i cinesi credono (ma non sono) afrodisiache.

Dallo Sri Lanka alle coste del Mediterraneo in tutto il mondo la sovrapesca e la pesca illegale dei cetrioli di mare sta diventando un business sempre più difficile da fermare. Grazie a una proroga recente del Mipaaf, per decreto in Italia c’è il divieto di pesca delle oloturie ovunque almeno sino al 31 dicembre 2021. Poi si vedrà. Eppure i pescatori di frodo continuano al momento anche da noi a saccheggiare i fondali per rivenderle sul mercato asiatico. Solo poche settimane fa, a metà marzo, gli uomini della capitaneria di porto di Brindisi hanno intercettato un furgone sospetto con targa greca. A bordo c’erano frutta e verdura e, nascosti fra i bancali, secchi bianchi pieni di oloturie ancora vive. Oltre 140 secchi diretti in Grecia e poi in Asia, per un totale di quasi tremila chili di cetrioli di mare pescati lungo le coste pugliesi.

Non è un caso isolato. Soltanto a rivedere le ultime cronache, si registrano casi a Taranto, dove a ottobre 2020 furono sequestrati 80 kg di oloturie pescate illegalmente, e più o meno lo stesso quantitativo è stato pescato anche a febbraio nel Palermitano da pescatori di frodo, e ancora a Porto Cesareo sono stati intercettati bracconieri che si erano impossessati di 140 kg di oloturie destinate al mercato cinese. Vale al sud come al nord, per esempio al confine con l’Istria, dove sono stati intercettati pescatori pronti a partire dopo aver caricato secchi con oltre 160 chili di cetrioli di mare.

A seconda delle specie e degli esemplari, sul mercato asiatico i cetrioli possono arrivare a valere 250 euro al chilo (ma anche molto di più) e nel sud est asiatico, ambiti per uso gastronomico e sedicenti proprietà afrodisiache, anche vista la loro particolare forma, questi animali sono sempre più richiesti. Il problema è che senza oloturie i fondali potrebbero anche rischiare il collasso, visto il loro ruolo fondamentale negli equilibri della vita oceanica: un ruolo legato soprattutto alle loro feci. Quelli espulsi dalle oloturie sono escrementi decisivi per esempio per aiutare le barriere coralline. I cetrioli divorano materia organica sui fondali, fra cui alghe, sabbia e organismi e quando rilasciano le feci disperdono carbonato di calcio, azoto, ammoniaca, e diversi fertilizzanti fondamentali per la vita nei fondali. I loro ruolo decisivo negli equilibri degli ecosistemi è stato dimostrato in più ricerche scientifiche e, come ha detto per esempio la biologa marina australiana Jane Williamson, che ha condotto studi sulle oloturie, “sono importanti perché girano i sedimenti, areandoli e rilasciando sostanze nutritive e cibo ad altri organismi sulle barriere coralline”.

Eppure, come sostiene uno studio dell’Università di Newcastle, ad oggi diverse specie di questi echinodermi sono in pericolo estinzione o fortemente minacciati proprio a causa della pesca di frodo. In certe zone del mondo, come in Sri Lanka, la loro pesca non sta solo sconvolgendo gli ecosistemi, ma anche le economie di intere popolazioni. Un esempio lo riporta il Guardian che ha raccontato come i cetrioli stiano diventando oro per la criminalità organizzata. Avviene ad esempio in Sri Lanka, in particolare nelle acque di Palk Bay o nella zona del Golfo di Mannar, dove da anni i pescatori locali basavano le loro economie sulla pesca di cetrioli, con equilibri tali da non devastare gli ecosistemi, mentre ora invece nelle stesse acque sono arrivati decine e decine di pescatori di frodo. Oggi, raccontano alcuni pescatori locali al giornale inglese, dopo dieci ore di ricerca si pesca solo una minuscola frazione di quel che si tirava su un tempo.

In Sri Lanka grazie ad alcune licenze si possono pescare, mentre in India è vietato. Così accade che “i pescatori illegali stanno attraversando i nostri confini e raccogliendo cetrioli di mare nei luoghi in cui ci immergiamo normalmente. Stiamo perdendo il nostro reddito e le nostre ricchezze a causa loro” racconta ad esempio un pescatore locale. Una condizione legata a un commercio che ha visto, in meno di quarant’anni, quadruplicare il valore delle oloturie sul mercato asiatico. Qui, questi echinodermi fondamentali anche per combattere l’acidificazione degli oceani, vengono mangiati in varie forme, da quelli secchi noti come bêche-de-mer o trepang sino ad altre varianti usate nella medicina tradizionale.

La pesca di frodo ha portato in zone come il Golfo di Mannar e altre aree dello Sri Lanka a una diminuzione del 60% delle popolazioni di oloturie, soprattutto delle specie più richieste sul mercato. Un calo che ha inciso economicamente su oltre 10mila famiglie di pescatori locali. “Le popolazioni stanno diminuendo a causa della pesca eccessiva. Colpisce la biodiversità e anche il sostentamento dei pescatori costieri che dipendono da questa attività” ha spiegato per esempio Chamari Dissanayake, docente di zoologia dell’Università dello Sri Jayewardenepura dello Sri Lanka. Molte delle estrazioni dei cetrioli di mare, soprattutto nelle zone di confine, sono legate anche a diverse normative nei diversi Paesi legate alla possibilità di licenze di pesca.

Al momento con l’aumento del valore delle oloturie, lo sfruttamento di questi animali si sta diffondendo sempre di più nel mondo, dal Messico all’Italia, dalla Tanzania sino a Giappone dove persino la yakuza è legata al contrabbando illegale dei cetrioli di mare. Vicino a Suheli, isola dell’oceano indiano, è stato fatto nel 2020 un sequestro che ha portato a ritrovare quasi 1800 cetrioli di mare dal valore di oltre 400mila euro. Il problema della pesca illegale di cetrioli di mare sta dunque diventando una azione che, con i mari già in difficoltà fra crisi climatica, acidificazione e sovrapesca, secondo diversi esperti richiede uno sforzo internazionale per poter aiutare gli oceani. Come sostiene Sivakumar Kuppusamy, scienziato del Wildlife Institute of India, è fondamentale raccontare e diffondere l’importanza del ruolo ecologico dei cetrioli: “Se non ci sono, il mare è in pericolo” chiosa ricordando l’importanza di coinvolgere sempre di più le autorità e i pescatori stessi nel combattere ogni forma di pesca di questi preziosissimi organismi marini.

Vai al contenuto

Errore

Qualcosa è andato storto, riprova